La promozione dell’autocrazia della Turchia in Nord Africa, Medio Oriente e Caucaso

Abstract

La politica estera della Turchia di Erdogan è stata analizzata nelle relazioni con cinque paesi di Nord Africa, Medio Oriente e Caucaso. La Turchia ha applicato diversi strumenti di autocracy promotion nelle sue relazioni con la Siria, l’Azerbaigian, l’Iraq, la Libia e l’Egitto. L’evidenza empirica ha mostrato che la diplomazia turca è stata molto flessibile. Da un lato, Erdogan ha usato sia l’hard che il soft power; dall’altro egli ha negoziato sia con regimi autoritari che ibridi. In tal modo, l’autocracy promotion turca ha portato a interventi militari, insieme ad una combinazione di premi e punizioni; mentre il ruolo dell’emulazione inerziale è stato inferiore. I casi di Egitto e Libia sono stati approfonditi, ed è emerso il progetto iniziale di Erdogan finalizzato a favorire la formazione di una coalizione di partiti sunniti, guidati dall’AKP. In tale diplomazia, il punto di partenza è stato quello dei valori (piuttosto che degli interessi). Questa ricerca ha proposto una divisione in due fasi dell’autocracy promotion di Erdogan, grazie ad un processo di apprendimento della esperienza negativa in Egitto, che ha portato a una riconsiderazione del (maggior) peso dato agli interessi nella seconda fase diplomatica. Ad esempio, in Artsakh e in Libia, Erdogan ha promosso una risoluzione del conflitto basata sul compromesso territoriale.